Francesco Maria GROS – nato a Sauze d’Oulx il 10.10.1914 e deceduto a Chiomonte il 08.04.2008
Fu parroco di Chiomonte e del Pian del Frais dal 07.11.1943, quando, in tempo di guerra, arrivò nel nostro paese dopo tre anni di servizio a Beaulard.
Fransouà fu sempre stato in prima fila, sia per testimoniare la fede che per iniziative e manifestazioni di rilievo politico e sociale.
Valorizzò tutte le borgate tra il capoluogo e la frazione, celebrando messe nei giorni di festa e creando aggregazione tra chiomontini e villeggianti in una festa che si prolungava fino al pomeriggio, anche solo per la voglia di stare insieme. Ogni volta gioiva nel vedere ballare la “puento”, nel giorno della festa patronale di San Sebastiano, ad opera di priori e priore. Celebri le sue messe dove don Fransouà afferrava il microfono e, girando tra i banchi, coinvolgeva tutti i fedeli chiedendo intenzioni di preghiera personali.
Visse il tempo della guerra a Chiomonte, rischiando più volte la vita per favorire la resistenza partigiana; fu ostaggio dei tedeschi e conobbe la prigionia a Susa.
Nel 1948 aveva fondato “l’Armanac Chamousin e dou Fraissan”, un almanacco che conteneva riflessioni sul presente e sprazzi di vita chiomontina passata, e che aveva sostituito il precedente bollettino parrocchiale “Famiglio Chamusino”.
Nel giugno del 1957, poi, fu inaugurata una delle grandi opere volute fortemente da Don Fransouà: al posto delle vigne che per metà appartenevano alla parrocchia, in regione Les Oches, proprio dove un tempo sorgeva l’antico tempio valdese, venne costruito il teatro parrocchiale. Gli fu dato il nome di “Cà Nostra”, per sottolineare, ancora una volta, lo spirito d’amicizia e di spontaneità che l’aveva fatto nascere e che l’opera stessa mirava ad accrescere. Oltre alle recite dei bambini, Cà Nostra ospitava spettacoli, l’università chiomontina, gli esami di catechismo. Nel 1988 furono eseguiti imponenti lavori di manutenzione che fecero diventare il teatro come ancora oggi si può vedere.
L’attenzione alla popolazione era forte, tanto che don Fransouà fece restaurare la chiesa parrocchiale realizzando un oratorio che divenne per i giovani un luogo famigliare di incontro e aggregazione.
Nel 1959, sette anni dopo l’inaugurazione della seggiovia Chiomonte – Frais per cui si era battuto, organizzò una sorta di processione in seggiovia per portare al Pian Mesdì la statua della Madonna da collocare all’interno del pilone votivo precedentemente costruito. Ma qualcosa andò storto: il seggiolino su cui era stata posizionata la statua cominciò traballare, facendola cadere su Don Fransouà che era seduto sul seggiolino successivo. Lui si ruppe il piede e la statua di cemento fu sostituita con una lignea raffigurante la Madonna del Rocciamelone.
Il 19 agosto del 1979, poi, fu benedetto un altro esempio della volontà di ferro di Don Fransouà: la chiesa nuova del Frais intitolata a San Bartolomeo. Infatti, La cappella originaria di San Bartolomeo era troppo piccola per ospitare tutti i fedeli che si recavano in vacanza e che vivevano al pian del Frais. E così venne costruita l’accogliente chiesa che richiese molti anni di lavoro, anche perché sorgeva su un terreno particolarmente instabile e perché, per esempio, nel 1972, l’abbondante nevicata aveva fatto crollare il tetto appena costruito.
Nel 1998 è poi stata la volta dell’ultimo grande risultato di Fransouà, la casa di riposo per anziani. Anche in questo caso, il nome scelto fu “Casa Amica”, che ancora oggi la dice lunga sul clima che si respira all’interno. Nella residenza, in cui lui investì vendendo tutti i beni di famiglia, fece costruire una cappelletta affrescata dall’amico di sempre Petrus con le immagini del Beato Pier Giorgio Frassati, che lui frequentò da giovane. Come altare, la madia dei suoi genitori, a simboleggiare l’attaccamento alla famiglia ed alle cose semplici.
Infine, il restauro della Cappella dei Penitenti, un tempo utilizzata dall’omonima confraternita e ridotta a deposito. Adesso la cappella è un museo che si può visitare su appuntamento.
Questi sono solo alcuni esempi di quanto, di visibile, fece Don Fransouà per quello che è stato per lui un paese d’adozione che ha amato per scelta e in cui riposa tutt’ora.
Don Fransouà fu un grande della nostra comunità proprio per la sua semplicità e per la sua spontanea concretezza: era per tutti una guida, un pastore.