LA TRADIZIONE DEL VINO A CHIOMONTE
Chiomonte è l’area vitivinicola che vanta la maggiore tradizione vitivinicola in Alta Valle di Susa, testimoniata dallo stesso stemma comunale: due tralci con due grappoli d’uva, uno bianco , l’altro nero e la scritta “Jamais sans toi”.
Le prime tracce di presenza umana a Chiomonte risalgono a circa 6000 anni fa, come testimoniato dagli scavi in località la Maddalena. La vite giunse più tardi, molto probabilmente in epoca preromana e i primi impianti sorsero sulla sponda sinistra della Dora, il versante più soleggiato e quello su cui sorgeva l’antico insediamento di Chiomonte. In epoca alto-medievale le grandi proprietà monastiche si spartivano la terra secondo il collaudato sistema feudale introdotto dai Franchi e Longobardi. La rinascita di una ripresa economica seguita alla fine della dinastia carolingia e alle devastazioni dei saraceni è documentata da una serie di citazioni nel Cartularium Ulcense (le carte dell’Abbazia di Oulx) dove si accenna alle vigne a partire dal 1088.
La Prevostura di Oulx, che subentrò all’Abbazia di Novalesa nella riscossione dei tributi e diritti parrocchiali, segnò per un lungo periodo la storia di Chiomonte accrescendo i propri possedimenti con donazioni e con contratti redditizi.
La Prevostura s’ingrandì tanto che nel 1459 possedeva un terzo delle terre di Chiomonte.
La decadenza fu lenta ma inesorabile, aggravata dai danni arrecati dal continuo passaggio degli eserciti, come attestano agli accadimenti del 1708, allorché guarnigioni francesi saccheggiarono la zona. All’epoca la Prevostura aveva ancora un quarto dei terreni segnalati tra i migliori. La soppressione dell’ente avvenne nel 1749, dopo cinque secoli di storia che corrisposero anche allo sviluppo agricolo, e vinicolo in particolare, dell’area.
Nel 1861 il Catasto Rabbini dimostra che le vigne meglio esposte erano ormai di proprietà dei ricchi e benestanti borghesi che le facevano condurre da braccianti o li concedevano a mezzadria. Ad essi si affiancavano nei lavori stagionali i giornalieri, la categoria di lavoratori più sfruttata e pagata solitamente in natura con vino di seconda, torchiatura (torchum alla segundo). I piccoli produttori vendevano il vino migliore tenendo per sé il vino di seconda ottenuto torchiando le vinacce o con le uve che rimanevano dopo aver scelto i grappoli migliori per il “torchum du bun”, ma si beveva anche la piketto che si otteneva dalla torchiatura delle vinacce residue addizionate all’acqua.
Il vino di Chiomonte, il famoso “Cimon” gareggiava in finezza e profumi con i più grandi vini piemontesi e lo stesso Avanà, vitigno emblema della viticoltura valsusina, era citato per importanza e qualità prima della barbera e del Dolcetto e ancora sino agli anni ’50 del secolo scorso il mercato del vino costituiva per i chiomontini la più importante fonte di reddito.
A fine Ottocento, quando ancora la fillossera non si era affacciata nel territorio valsusino e non aveva prodotto le devastazioni che colpiranno l’intero territorio verso il 1930, si assiste al massimo incremento della viticoltura chiomontina: è l’epoca in cui lo studioso Assandro segnalava che “si piantavano vigne dappertutto”.
Dopo il declino che colpì la viticoltura valsusina, si assiste oggi ad una progressiva ripresa e ad un rinnovato interesse.
In questa prospettiva si inserisce l’innovativo progetto “San Sebastiano”, il Vino del Ghiaccio che punta ad ottenere un prodotto assai interessante di altissima qualità ottenibile solo in determinati contesti ambientali.
La presenza di due aziende chiomontine impegnate nella produzione attesta la fiducia nella ripresa di una tradizione di eccellenza.
“San Sebastiano” – Il vino del ghiaccio
I vini del ghiaccio (“Eisweine” nella dizione tedesca conosciuta internazionalmente) sono noti fin dal Settecento e sono prodotti in Canada, in Germania, Austria e alcune zone della Valle d’Aosta e del Cuneese. La produzione richiede vigneti adatti, un clima secco e ventilato, temperature notturne molto rigide per lunghi periodi di tempo; l’area di Chiomonte, infatti, ben si presta a queste condizioni.
Il progetto del vino del ghiaccio a Chiomonte è stato ideato e curato dall’Associazione “Donna Sommelier Europa”, sostenuto dalla Comunità Montana Alta Valle Susa con la collaborazione del Comune di Chiomonte.
Il vino del ghiaccio o Icewine di Chiomonte si chiama “San Sebastiano” ed è il risultato della prima vendemmia sperimentale condotta a Chiomonte il 20 gennaio 2006 (data coincidente con la festività patronale del Comune di Chiomonte, appunto San Sebastiano) nei vigneti della Comunità Montana Alta Valle di Susa, dove si coltiva il vitigno autoctono “Avanà”.
Le uva di Avanà in purezza vengono lasciate sui tralci fino al periodo invernale e la vendemmia avviene a meno -8° di solito la notte o la mattina presto e manualmente, com’è tradizione e come previsto dal disciplinare. Subito dopo la vendemmia, i grappoli vengono pigiati ancora ghiacciati in un torchio verticale; si ottiene un mosto di colore rosato intensamente zuccherino. Sempre grazie all’azione del freddo il mosto viene sottoposto ad una prima decantazione. Una volta illimpidito viene posto in appositi recipienti a temperatura costante, affinché i lieviti selezionati possano dare avvio al processo di fermentazione che dura vari mesi. Il vino riposa fino all’imbottigliamento che avviene a settembre.
Il 2006 é stato per il Vino del ghiaccio “San Sebastiano” la realizzazione di un sogno divenuto realtà e l’orgoglio dello staff di Donna Sommelier è quello di aver contribuito ad arricchire con questo prodotto di pregio la gamma qualitativa dei vini della terra piemontese; un prezioso prodotto di nicchia.
Il vino si presenta con un colore rosato e sfumature dorate. In esso gli aromi di frutta esotica, si alternano a quelli di albicocca e fichi secchi, esaltati dalla piacevole freschezza e dalla dolcezza spiccata. Si tratta quindi di una prelibatezza per un fine pasto abbinato a specialità dolciarie ma si svela anche come aperitivo. Viene servito alla temperatura di 8° in calici ampi, per esaltarne le caratteristiche e la gradazione è di 13 gradi.
Eigo Vitto – La grappa di Chiomonte
L’Associazione Donna Sommelier ha voluto concludere il ciclo sperimentale del progetto “vino del ghiaccio” con la distillazione dei residui di vinificazione della vendemmia ghiacciata 2007, così da produrre, in collaborazione con il Comune di Chiomonte, la prima grappa di Icewine in Piemonte: nasce così “Eigo Vitto”, acqua di vita nella parlata occitana del luogo.
Bibliografia: Maria Luisa Alberico – “I vini del ghiaccio” – Donnedizioni